Gli oliveti: posizione, storia e lavorazione
Gli oliveti da cui produciamo il nostro olio extravergine appartengono alle nostre famiglie da generazioni e sono sempre stati seguiti con metodi tradizionali e artigianali. Essi sono situati nel territorio di Gonnosfanadiga, paese famoso e apprezzato per la sua produzione olivicola e facente parte della prestigiosa associazione "Città dell'Olio".
Due sono situati in una impervia collina granitica, un tipo di terreno che permette di ottenere un olio eccezionale anche se la resa delle olive è solitamente di molto inferiore alla media, e la lavorazione degli oliveti è resa alquanto difficoltosa dall'orografia del territorio.
Se considerati secondo logiche imprenditoriali dominanti, economicamente sono un fallimento, vista la gran mole di lavoro necessaria per ottenere il prodotto finale, ma sicuramente sono quelli che ci danno maggiore soddisfazione dal punto di vista qualitativo e umano, sia per l'alta qualità dell'olio ottenuto, sia perché situati in una zona davvero spettacolare e accogliente dal punto di vista naturalistico.
Uno è addirittura attorniato da boschi di sughere ed è possibile godere di un panorama incredibilmente suggestivo ed appagante, panorama che solo la Sardegna più nascosta sa offrire 😉
Un terzo si trova invece ai piedi della stessa collina, su terreno pianeggiante e il suolo, pur sempre di derivazione granitica, è maggiormente sabbioso e lavorabile.
Altri invece sono situati ai piedi del Monte Linas, dove comincia la fertile pianura del Medio Campidano, e nella vallata che congiunge i territori di Gonnosfanadiga con quello di Arbus, sempre alle falde del Monte Linas.
Molti degli ulivi sono secolari e sono stati impiantati dai nostri nonni con la tecnica dell'innesto su olivastro, spesso olivastri che già insistevano sul posto, particolarità che concorre alla robustezza dell'albero e dei suoi frutti dal carattere marcato.
Come tipo di cultivar gli oliveti sono composti da un misto di Nera di Gonnos e Terza di Gonnos, il cui olio ha la caratteristica di essere molto aromatico (si può sentire un forte sapore di carciofo e di erba appena sfalciata), piccante (per via della buona concentrazione di oleocantale) dal bassissimo grado di acidità (solitamente inferiore allo 0.2%) e dal colore giallo-verde intenso che gli conferisce anche una piacevole robustezza alla vista, oltre che al gusto.
Le lavorazioni di base consistono nel dissodamento del terreno, pulizia dell'olivastro, potature e sforbiciamenti delle chiome, cura delle piante al fine di evitare parassiti e malattie.
Il dissodamento del terreno è di tipo superficiale (per evitare di rovinare le radici delle piante con gli attrezzi utilizzati), avviene due volte all'anno e ha lo scopo di eliminare le erbacce e di areare e ossigenare la terra. Quest'attività va fatta solitamente in primavera ed in autunno.
Come detto le piante sono state ottenute dall'innesto di olivastri selvatici e questo fa si che alla base degli ulivi ci sia sempre una costante ricrescita di nuovi polloni di olivastro che vanno annualmente ripuliti perché altrimenti tolgono sostanza alla pianta madre oltre che essere di disturbo per le varie lavorazioni dell'oliveto.Un lavoro che solitamente si effettua in autunno prima della raccolta delle olive.
Invece appena i rigori dell'inverno tendono a mitigarsi si procede con la potatura, operazione che consiste nel taglio dei rami inutili e vecchi per favorire la ricrescita di legna nuova e più produttiva. Inoltre si da alla pianta una forma che faciliti la successiva raccolta, andando a eliminare sopratutto i polloni interni facendo in modo che le chiome si sviluppino all'esterno e protendano i loro rami in una sorta di ombrello.Questo oltre che facilitare la raccolta fa si anche che la piante sia ben areata (per contrastare muffe e annidamenti di parassiti) e sia anche nella parte interna soleggiata e luminosa.
Ancora ci sono da contrastare malattie, insetti e parassiti. Cerchiamo di evitare al massimo l'uso di sostanze chimiche, anzi praticamente non ne usiamo, e anche in questa fase si interviene con operazioni meccaniche o con accorgimenti non invasivi: ad esempio per limitare l'azione della mosca olearia utilizziamo fogli di carta cosparsi di collanti, oppure altre trappole a base di ormoni che attirano gli insetti al loro interno.
Infine arriva il tanto atteso momento della raccolta, che quasi mai si rivela abbondante e produttiva come noi sempre ci illudiamo possa essere 😉
Ed eccoci in questo video alle prese con la raccolta delle nostre drupe 😀
Anche nella raccolta ricorriamo a metodi tradizionali, eccetto per l'uso di abbacchiatori elettrici, stendendo delle tende sul terreno su cui cadono le drupe che poi vengono raccolte in delle cassette forate e arieggiate per essere, nella stessa giornata della raccolta, spremute in frantoio.